
Arbatax, porto di pescatori
Siamo negli anni ’30, Arbatax conta 264 abitanti ed è formata per lo più da pescatori. Dal racconto
di un turista piemontese, giuntovi con il treno a sera inoltrata a causa di un guasto improvviso, si
scopre che la piccola frazione si presenta come una zona periferica silenziosa e scarsamente
illuminata. Ci sono un bar, una tabaccheria ed un negozio di generi alimentari.
Gli uomini arbataxini – vestiti con camicia bianca e corpetto – lavorano nel porto per il
completamento del molo oppure nella cava di granito lì nei pressi. Le donne invece – vestite con
camicia, gonna di tela rozza ed un grosso fazzoletto sulla testa – vanno a prendere l’acqua dai pozzi
con le brocche, vendono il pesce a Tortolì e scaricano il carbone vegetale dalle navi. In giro per il
porto si trovano spesso diversi uomini intenti a rammendare le reti da pesca; la maggior parte di
loro proviene da Ponza, arrivati con piccole barche a remi. Sono tutti abili pescatori che, insieme ad
alcuni commercianti, popolano il borgo costiero. Alcuni di loro nel ‘44 costituiranno una
cooperativa, la quale a partire dal 1956 gestirà la famosa Peschiera.
Nei primi anni ’60 venne scelto il porto di Arbatax, sia per la sua posizione vantaggiosa sia per la
disponibilità continua d’acqua, come sito di una fabbrica per la produzione della carta; lo
stabilimento chiuse poi i battenti negli anni ’90. Verso la metà degli anni ’70 si insediò nell’area
prospiciente il porto anche l’Intermare Sarda, una società che si occupa tutt’oggi della costruzione
di piattaforme e moduli per l’estrazione del petrolio. Insieme le due realtà industriali hanno favorito
lo sviluppo economico e sociale dell’intera Ogliastra.